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Le Cronache di Romagna: Cicloturistica Orizzonte

Le Cronache di Romagna: Cicloturistica Orizzonte

La giornata si presenta con un bel sole nonostante il vento freddo disturbi un po’ la pedalata e provochi una diminuzione fastidiosa anche della temperatura. La cicloturistica parte decisamente male per una serie di ragioni:
1- il gruppo parte quando una decina di elementi non ha ancora ultimato le procedure d’iscrizione;
2- pochi metri dopo il via imbocchiamo scelleratamente la salita di fronte ad Oliviero in palese divieto, quando sarebbe bastato fare un centinaio di metri in più per salire regolarmente dal semaforo. Una macchina in senso contrario a velocità nemmeno troppo sostenuta avrebbe potuto fare un disastro (e tutto per colpa nostra);
3- già all’altezza di Santamonica davanti ingranano la quinta ed il ritmo diviene presto per tanti insostenibile, tantochè dopo pochi chilometri il plotone è già frazionato in tre-quattro gruppetti che non riescono più a ricongiungersi fino al ristoro di Montescudo. Io rimango un attimo intruppato con alcuni che non si adeguano alla nuova andatura e una volta che me ne sono accorto è troppo tardi: provo qualche allungo sostenuto ma niente da fare. Ora, notoriamente io in pianura sono indecoroso, ma quando quattro-cinque scatti sostenuti ai quaranta all’ora con vento contrario e falso piano in leggera salita non servono a nulla e, soprattutto, quasi metà del gruppone perde contatto senza rimedio, beh, mi viene da dire che forse si è esagerato un po’. Non dico che non si debba dare modo ai passisti di tirare (è giusto che ognuno possa sfogarsi in base a quelle che sono le sue caratteristiche), ma, come si suol dire, c’è un giusto mezzo in tutto. Decido di scrivere tutto ciò non per fare polemica, ci mancherebbe, ma per discutere una questione che effettivamente mi è stata oggi sollevata da diversi e che, per inciso, pure io ho condiviso.

Ad ogni modo, ci si ricongiunge tutti quanti a Montescudo e da lì si scende cautamente verso i Trarivi, dove la strada bagnata per via della neve presente ai lati ed il vento forte si rivelano insidie di cui tenere conto. Il tratto che da Coriano ci conduce a Cerasolo per la consegna del cartellino è piacevolmente molto trafficato per via della presenza in concomitanza di una gara podistica (peccato solo per la presenza delle immancabili automobili con corollario di clacson). Al termine della cicloturistica il percorso prevederebbe di salire a San Marino per poi scendere a Faetano; di comune accordo si sceglie però (saggia decisione a mio avviso), per via dei rischi che la discesa verso il Marano comporta a causa della neve in via di disfacimento, di tornare indietro per le solite strade interne procedendo poi per Riccione e Cattolica. Le cattive condizioni del manto stradale provocano una serie simultanea di forature che ci costringe ad una sosta ulteriore dove Bordo si diverte a portare jella a chi sostituisce i copertoni discutendo sulla presunta inefficacia delle bombolette di CO2 :D. La ripartenza è rapida e l’andatura molto sostenuta ci conduce in fretta a Riccione. A Misano il gruppone gira per terminare il percorso con un tour dentro Cattolica mentre io con calma proseguo verso casa.